È la parola del momento per chi lavora nel settore hospitality, ma è tutt’altro che un neologismo: il termine “cocooning” è apparso per la prima volta nel lontano 1981, quando l’esperta di trend e scrittrice Faith Popcorn ha osservato che la reazione agli eccessi del decennio precedente portava le persone a uscire meno: definì il fenomeno come “Il bisogno di proteggersi dalle difficili, imprevedibili condizioni del mondo esterno”.
Il cocooning al tempo del Covid-19

Suona familiare? Nelle scorse settimane la rivista statunitense Psychology Today ha notato un ritorno del fenomeno, ovviamente legato all’emergenza Coronavirus.
Succede, perciò, che anche nelle nazioni dove la Fase 2 è già una certezza, la possibilità di poter tornare a godere di servizi “in presenza” non sia necessariamente scontata: si evitano i ristoranti, si continua a ricorrere allo shopping online e si esce solo per lo stretto necessario. Secondo la ricerca eseguita dalla società GlobalData, il 75% del campione intervistato (ancora una volta, negli Stati Uniti) ha dichiarato di non aver cambiato abitudini una volta terminata la Fase 1, e di stare evitando attivamente situazioni sociali dove non è possibile controllare il rischio di esposizione al Covid-19.
Come trasformare il cocooning in un’opportunità
Attenzione, però, perché il cocooning non è un rifiuto a consumare o a fare acquisti. Al contrario, chi ha remore a uscire in maniera indiscriminata, secondo la società di consulenza marketing Focusing Future, cerca esperienze e brand che lo facciano sentire al sicuro e che prolunghino la sensazione di benessere che stare in casa ha determinato fino a ora.
È qui che la conoscenza del fenomeno cocooning può tornare utile a chi si occupa di hospitality: intercettare le necessità (anche psicologiche) dei clienti di oggi rappresenta la possibilità di raggiungere il successo, a patto di non banalizzarne il profilo (non sono degli strambi eremiti fuori dal mondo!) e magari di essere disponibili a fare dei piccoli investimenti.
Una casa lontano da casa
Già nel mese di aprile, Il Sole 24 Ore prevedeva un’esplosione del cocooning anche in materia di vacanze: in effetti abbiamo già visto che chi ha potuto ha rispolverato le proprie seconde case. Chi non può farvi affidamento si è trovato a scegliere l’alloggio più a misura di “bozzolo” (“abbozzolarsi” è proprio una delle possibili traduzioni di “cocooning”), ed è così che si spiega la corsa alla ricerca di case vacanza con disponibilità di piscina o giardino: ampi spazi, dopo quello che si è sacrificato durante i mesi del lockdown più duro, ma in parallelo completa autosufficienza.
Chi non ha queste possibilità non è però condannato a non lavorare, attenzione! La chiave sta nell’offrire al potenziale cliente quel quid in più tale da far passare la propria struttura da “luogo per la vacanza” a “una casa extra”. L’espressione inglese lo rende bene: “A home away from home”, una casa lontano da casa.
Parola chiave: immedesimarsi
Altrove abbiamo già dettagliato i segnali incoraggianti per le case vacanze in questo momento di riavvio delle attività professionali.
Cos’altro aggiungere a quella lista? Capire che cosa farebbe felici i propri guest. E fare ciò è più semplice di quanto non si pensi, perché si può iniziare pensando a cosa soddisferebbe noi stessi se dovessimo viaggiare domani stesso. Perché a chi è caduto nel dolce abbraccio del cocooning si può offrire un’estensione di quella percezione.
I consigli per un’accoglienza perfetta

La centralità della sanificazione per i propri alloggi è, dunque, un primo, fondamentale passo: sii trasparente sulle tue procedure di pulizia, pubblicizzale e, rendi disponibili mascherine, guanti o gel disinfettante per le mani, a seconda di quanto vuoi investire in questo ambito. Se credi, coinvolgi poi l’ospite chiedendo feedback su questo specifico aspetto, magari con un questionario post-soggiorno.
Un altro modo per accrescere l’ospitalità offerta con un gesto semplice è quello di riservare l’alloggio a un unico nucleo familiare a fronte di un prezzo speciale. Si trasmettono sensibilità, apertura ed esclusività, tre fondamentali aspetti in questo ambito professionale.
Un nodo cruciale, certo, sono i gusti di chi non abbiamo mai incontrato prima. È ovvio che le preferenze in termini di abitare siano quanto di più personale. Come accogliere al meglio in questa fase così delicata? Come costruire sull’effetto cocooning per costruirsi un’immagine non solo legata all’emergenza, ma duratura?
Basta avere l’antenna puntata sui trend del momento per adattare il proprio alloggio a questo momento durante il quale si cerca la coccola che non ci si è potuti concedere nei mesi appena trascorsi. Quelli che seguono sono solo alcuni suggerimenti: potrai prenderli alla lettera oppure farti sollecitare da loro per trovare la tua personale ricetta per offrire agli “affetti da cocooning” un’esperienza ideale!
Minimi investimenti con massima resa
Si può partire dal bagno: chi offre una vasca idromassaggio parte sicuramente avvantaggiato, ma proporre una doccia emozionale o la cromoterapia nella doccia della propria struttura potrebbe essere una eccellente alternativa, meno invasiva e più economica. Va di moda e, come si suol dire, “fa scena”!
Bastoncini di incenso di diverse profumazioni sono un’opzione più delicata rispetto ai diffusori di aromi: senza che sia tu ad accenderli, darai all’ospite la possibilità di scegliere quello che preferisce, evitando anche problemi eventuali legati all’ipersensibilità o a possibili allergie.
Passando all’ambiente notte, se la tua proprietà è in attività già da qualche anno e non ci hai pensato prima, questo è il momento di pensare a mettere a disposizione dei materassi in memory foam, e magari cuscini di spessori diversi, con il cliente invitato a scegliere quello che preferisce. Stessa attenzione dovrai dare alla disponibilità di copriletto o coperte in più: la sensazione di caldo o freddo è soggettiva… Anche e soprattutto fuori stagione.
Questione cucina: che tu la metta a disposizione degli ospiti o no, ascolta il consiglio di un esperto assoluto in materia di hospitality! Peter Lorimer è, insieme all’interior designer Genevieve Gorder, il conduttore di Stay Here (Netflix). La visione di questo programma dovrebbe essere un passaggio d’obbligo per chi lavora nel settore del turismo extra-alberghiero!
Anche se i casi dei quali i due si occupano sono limitati agli Stati Uniti, i loro consigli sono universali. Per esempio, dedicare una percentuale del prezzo della proprietà (che Lorimer stima essere il 10%) per il benvenuto agli ospiti. Nel programma TV l’investimento viene dedicato a comprare specialità locali, ma potresti volerlo usare per fiori freschi, una bottiglia di prosecco o tutto ciò che tu reputi essere “connotante” rispetto alla zona dove si trova la tua struttura (ti servono esempi? Un libro fotografico, delle creazioni artigianali, delle t-shirt…).
Proprio Genevieve Gorder, poi, nello stesso contenitore incoraggia a dedicare uno spazio dell’alloggio alle “coccole da social media”: unire una seduta comoda e irresistibilmente rilassante a una vista mozzafiato, una stanza arredata con gusto, anche una semplice parete decorata in maniera unica è una ricetta semplice che risparmia soldi spesi in campagne pubblicitarie. Questi scorci da condividere lanciano l’implicito messaggio “guarda cosa mi sono regalato“. E come è facile immaginare, la condivisione sui social network porta nuovi clienti!
Senza bisogno di passare in rassegna tutti, ma proprio tutti gli ambienti di una casa (siamo sicuri che avrai capito il concetto di base!), l’ultimo consiglio attraversa di nuovo l’Oceano Atlantico e torna da queste parti: l’effetto cocooning si estende a tutta una serie di attività che si preferisce rimandare a emergenza conclusa, si diceva, compresi i ristoranti. Ma ci sono anche i centri benessere, i parrucchieri o le boutique. Un accordo di partnership con questo tipo di esercizi commerciali potrebbe essere un valore aggiunto per il tuo lavoro, e proporre ai clienti una cena pronta, un tour virtuale prima del loro arrivo, una selezione di prelibatezze della zona o anche solo un taglio di capelli a domicilio… Il tutto a un prezzo concorrenziale, potrebbe trasformare la loro vacanza. E garantire a te quella recensione positiva che in questo momento fa davvero la differenza. Pensaci!
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